Archive for 21 ottobre 2012

Due lettere di Cicerone

Cicerone

Trascrivo qui la traduzione delle due lettere di Cicerone proposte alla Seconda nell’ultimo compito in classe:

Epistola a Tirone

Tullio al suo amico Tirone

Egitta è venuto da me il giorno prima delle Idi di Aprile (il 12). Sebbene egli mi avesse annunziato che tu non avevi più febbre e stavi bene, tuttavia, poiché mi ha detto che tu non avevi potuto scrivermi, mi ha arrecato preoccupazione, e a maggior ragione perchè Ermia, che doveva venire lo stesso giorno, non era ancora arrivato. Sono in grave ambascia per la tua infermità: se tu me ne libererai,  io ti libererò da ogni preoccupazione. Scriverei di più, se pensassi già che tu potessi leggere volentieri. Usa la tua intelligenza, che io stimo moltissimo, per conservarti per me e per te. Abbi cura di te molto diligentemente. Sta bene! Quando ormai avevo scritta la lettera, Ermia è arrivato. Ho ricevuto questa lettera con caratteri tremolanti nè è cosa strana in una malattia tanto grave. Io ti ho mandato Egitta, perchè non è sgarbato e mi è sembrato che ti voglia bene, affinchè stia con te, e con esso un cuoco perchè tu possa giovartene. Sta bene!

Scritta il 12 aprile

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Cicerone

Alla moglie Terenzia

Tullio saluta la sua Terenzia

Ho ricevuto da Aristocrito tre lettere che io ho quasi cancellato con le lacrime. Mi struggo, infatti, nella tristezza, o mia Terenzia, nè le mie sventure mi tormentano più delle tue e delle vostre. Io, invece, per questo sono più infelice di te che sei molto sventurata, perchè la medesima disgrazia è comune a tutti e due, ma la colpa è soltanto mia. Sarebbe stato mio dovere o accettando la missione evitare il pericolo o cadere coraggiosamente. Per noi niente fu più meschino, più turpe e più indegno di questo. Per cui sono afflitto tanto dal dolore, quanto anche dalla vergogna. Infatti, io mi vergogno di non aver mostrato virtù e zelo alla mia ottima moglie e ai miei dolcissimi figli. Infatti, la vostra desolazione, la tristezza, il tuo precario stato di salute mi stanno dinanzi agli occhi giorno e notte, mentre mi appare molto debole la speranza della salvezza. Molti ci sono avversari, quasi tutti livorosi .

 Scritta a Durazzo il 30 nov.

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