Quintiliano
Non bisogna concedere affatto ai ragazzi il permesso di alzarsi e saltare quando elogiano le prove altrui, come invece accade nella maggior parte delle classi: anzi, anche quelli sui vent’anni quando ascolteranno, dovranno reagire compostamente. Così accadrà che l’allievo penda dal giudizio del maestro, e creda d’aver esposto bene ciò che dal maestro sarà approvato. In vero, quella sbagliatissima abitudine, che ormai chiamano cortesia, di lodarsi vicendevolmente qualsiasi intervento, non solo è poco decorosa e ipocrita e non ha nulla a che fare con le scuole serie, ma è anche nemica pericolosissima degli studi: se c’è pronto l’elogio per qualsiasi parola esca di bocca, diligenza e fatica appaiono del tutto inutili.
Quintiliano, Institutio oratoria II, 9-10
Testo originale
Minime uero permittenda pueris, ut fit apud plerosque, adsurgendi exultandique in laudando licentia: quin etiam iuuenum modicum esse, cum audient, testimonium debet. Ita fiet ut ex iudicio praeceptoris discipulus pendeat, atque id se dixisse recte quod ab eo probabitur credat. Illa uero uitiosissima, quae iam humanitas uocatur, inuicem qualiacumque laudandi cum est indecora et theatralis et seuere institutis scholis aliena, tum studiorum perniciosissima hostis: superuacua enim uidentur cura ac labor parata quidquid effuderint laude.
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